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Interviste

EDY, la tigre che sparò al presidente

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E’ uscito venerdì 5 febbraio, l’EP “Chi ha sparato al Presidente?”, il nuovo lavoro discografico di EDY. Un mini-disco raffinato e personale, composto da tre cover, “Zeta Reticoli”, “Un giorno dopo l’altro” e “Tutta mia la città”, e dall’inedito “Chi ha sparato al Presidente?”, scritto da Matteo Scannicchio e Giorgio Maria Condemi.

Un concept EP che parla al cuore e alla testa, racconta con delicatezza quello che ci accade dentro quando perdiamo i nostri punti di riferimento. I pensieri sono lancette, le emozioni vestiti e i desideri quadri. Tutto ci sembra estraneo. Allora alterniamo momenti in cui sentiamo che la speranza è diventata un’abitudine ad altri in cui cerchiamo pace nel sonno. Ad altri, ancora, in cui faremmo qualsiasi cosa per riprenderci quanto abbiamo perso.

Chi ha sparato al Presidente?” è la colonna sonora del periodo storico che stiamo vivendo, ma molto probabilmente è anche la risposta.


Il tuo ultimo lavoro uscito venerdì 5 febbraio, “Chi ha Sparato al Presidente?”, è un EP composto da un inedito e tre cover. Innanzitutto, quanto ci hai lavorato?

Ho iniziato a lavorarci insieme a Matteo Scannicchio (che ha prodotto l’EP) e al resto della band, Tommaso Calamita, Sebastiano Forte e Carmelo Di Paola, ad aprile del 2020 e abbiamo finito con il mastering e le grafiche a dicembre. Ma anche con una grande pausa a Luglio ed Agosto. Quindi poco più di 6 mesi. Tutto ciò senza mai incontraci fisicamente. Chi lo avrebbe mai detto…

 

Cosa ti ha portato a scegliere proprio queste tre canzoni? C’è un filo specifico che le collega?

Durante il primo lockdown mi tornava in mente di continuo la frase di Tenco “domani sarà un giorno uguale a ieri”, così ho iniziato a lavorare sulla canzone “Un giorno dopo l’altro”. Quella canzone è incredibile, sembrava che Tenco l’avesse scritta durante il lockdown. A quel punto ho pensato ad un’altra canzone che mi dava il senso del tempo fermo, della città vuota. Da lì, la scelta di un brano a me molto caro, come tutta la musica beat, “Tutta mia la città”, dove mi sono potuto sbizzarrire con le chitarre. La scelta di “Zeta Reticoli” è stata travagliata, cercavo una canzone che completasse le sensazioni che ho provato durante quel periodo ma che non fosse per forza vicina a me. Ho scelto “Zeta Reticoli” perché il testo è pieno di immagini dove mi ritrovo: “conservo di nascosto sempre lo stesso smalto” sa di rabbia, che si trasforma in attesa e quindi in esplosione. “Brucia ancora” il fuoco che continua e continuerà ad ardere anche sotto la cenere. Mi è sembrata perfetta.

 

La title-track è un tuo brano inedito. È un testo particolare e (almeno per me) molto familiare. Di cosa parla? È rivolto ad un soggetto in particolare?

“Chi ha sparato al Presidente?” è un brano scritto da Matteo e Giorgio Maria Condemi per me. Racconta di quella sensazione che ognuno di noi ha provato almeno una volta nella vita. Ovvero essere orgogliosi e fieri di aver vissuto un’esperienza senza limiti, senza regole, fregandosene delle conseguenze, con un senso libertà trasversale ad ogni età e contesto sociale.

La canzone è rivolta al Presidente che c’è dentro ognuno di noi. Perché tutti possiamo essere il Presidente che in questo caso è certamente da salvare, perché rappresenta la parte più libera e istintiva di ognuno di noi. Rappresenta il “lasciarsi andare”. Le regole sociali, le convezioni, le aspettative poi, provano ad uccidere il Presidente sin dalla nostra nascita. Spetta ad ognuno di noi il compito di salvare il Presidente, quindi la nostra libertà mentale.

 

 

Quanto impatto hanno avuto pandemia e lockdown nella produzione dell’EP?

Parecchio direi. Prima della pandemia stavo concludendo il tour in acustico e lavorando al mio nuovo disco di inediti. Con la pandemia e il conseguente lockdown ho smesso di suonare live e ho prodotto un EP fuori programma… più di così, non so come avrebbe potuto influire la situazione socio-sanitaria.

 

Ti collocheresti in un genere musicale specifico nel panorama odierno?

Io scrivo canzoni in italiano, per questo sono un cantautore. Ho l’ambizione di arrivare a più persone possibili. Per questo mi sento Pop. Non so se c’è un genere che mi rappresenta, sicuramente ci sono degli amici, colleghi con i quali mi sento vicino e questo a prescindere dalla proposta strettamente musicale, penso su tutti a Matilde Davoli e Gianluca De Rubertis. Quando sentirò l’esigenza di appartenere ad una scena fonderò la mia etichetta che si chiamerà Label.issima. (nb: sono serio).

 

Il tuo album Variazioni è uscito nel 2018. Questo EP è un lavoro a sé stante o introduce qualche progetto più grande per il futuro?

Diciamo che “Variazioni” è stato il primo, “Chi ha sparato al Presidente?” il secondo… e siccome non c’è due senza tre… scherzi a parte, spero di potervi fare ascoltare prestissimo le mie nuove canzoni. Non ho certo intenzione di fermarmi, il 2021 è appena iniziato.

 

Se potessi collaborare con un artista qualsiasi, chi sceglieresti?

Te ne dico più di uno: Steve Albini, Riccardo Sinigallia e Emma Nolde.

 

Vuoi dire qualcosa ai tuoi ascoltatori?

Comprate i dischi, meglio se in vinile, meglio ancora se i miei. Ci vediamo presto.

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