The Heavy Countdown #18: Be The Wolf, Crystal Lake, Chained, No More Fear, Noise From Nowhere

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1
Crystal Lake – True North
I Crystal Lake sono un nome noto e stimato all’interno del metalcore di stampo giapponese. E anche con “True North” non si smentiscono, anzi. Non solo l’arrivo del vocalist Ryo nel 2012 ha portato una sferzata hardcore al sound dei Nostri, ma all’interno della loro nuova fatica si trova il bilanciamento perfetto tra melodia e violenza. Le atmosfere di “Alpha” sono solo un pretesto per trattenere il respiro e tuffarsi nel mondo dei CL, fatto di suggestioni elettroniche e tanto buon metalcore. In “Metro” tutti questi aspetti si amalgamano alla perfezione, e anche “Breathe Deep” prosegue sulla stessa linea, mettendo inoltre in luce la voce pulita di Ryo, efficace come lo scream. Un ultimo colpo di coda di questo già ricco 2016 in ambito metalcore. (c.b.)

2
Noise From Nowhere – This World So Sick
Ci hanno messo un po’ i Noise From Nowhere ad arrivare al primo disco intero. Tuttavia l’esperienza accumulata dalla band romana tra concerti e singoli si fa eccome sentire nell’interessante debutto “This World So Sick”, efficace lavoro moderno dal taglio spiccatamente radio rock US o, se preferite, alt-rock internazionale. Non ci sono cali qualitativi all’interno dell’album, l’attenzione alle melodie è massima tanto quanto quella all’impatto frontale di alcuni pezzi. (j.c.)

3
Chained – Dark Dreams
I Chained combinano un impatto parecchio groove metal con un’attitudine alternative rock decisamente interessante. Dark Dreams è una mezz’ora che richiama gli Alice In Chains e la scena moderna americana attenta a distorsioni e melodie (Godsmack, giusto per citarne uno tra quelli suggeriti dall’etichetta). Vale sicuramente un ascolto attento. (j.c.)

https://www.youtube.com/watch?v=sC-MYC928H0

4
Be the Wolf – Rouge
Se dall’esordio di appena un anno fa, “Imago”, si annusava nell’aria profumo di pop, in “Rouge” le coordinate sono proprio quelle. Pezzi orecchiabili, leggeri, con quel nonsoché di familiare e proprio per questo già (troppo) sentito. Le influenze hard rock e a tratti settantiane (vedi “Animals”) così come l’elasticità delle corde vocali di Federico Mondelli sono indubbie, e altrettanto lo è l’attenzione verso il mercato del Sol Levante (“Shibuya”). Ma avendo ancora nelle orecchie l’eco di “Imago”, mi riesce difficile convincermi della solidità di “Rouge”. Rimandati a settembre, per ora. (c.b.)

5
No More Fear – Malamente
Il ritorno discografico degli abruzzesi No More Fear è stato accolto con soddisfazione dagli appassionati di extreme metal nazionale. Le influenze death contaminate dal folk locale e mediterraneo emergono nella loro originalità, all’interno di un tessuto intarsiato con sapienza e padronanza dello strumento. Non immediato ma sicuramente interessante alla distanza. (p.s.)

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