Era l’autunno del ’77 e una band di ragazzini alle prime armi, conosciutisi tra i banchi del liceo classico Berchet, tappezzava i muri di Milano con un volantino, che recitava quanto segue: “Concerto punk con i Decibel, 4 ottobre, discoteca Piccola Broadway, biglietto lire 1.500″. Che quel concerto non ci sarebbe mai stato lo sapevano benissimo, tanto che non avvertirono nemmeno il proprietario del locale, scelto esclusivamente in quanto visibile dalla terrazza di casa di un amico. L’intento era quello puro e semplice di smuovere le acque e, in effetti, le previsioni dei ragazzi si rivelarono esatte.
All’ora prestabilita sul luogo si presentò un manipolo di circa trecento giovani agghindati con borchie e catene, fu il primo censimento della scena punk milanese. Peccato che quella sera i punkettoni non fossero gli unici a darsi appuntamento davanti alla Piccola Broadway e all’arrivo dei gruppi di estrema sinistra furono botte da orbi. Il giorno seguente, però, la notizia dei disordini al concerto dei Decibel era su tutti i giornali nazionali e a fine novembre la band stava registrando il primo album: “Punk”.
Non avrebbero potuto intitolarlo diversamente loro, che dalla musica di band come i Sex Pistols, i Clash e gli Stranglers si erano lasciati infiammare, fino a decidere di seguirne le orme (anche a livello di “marketing”, come suggerisce il primo evento, essenzialmente ispirato alle gesta di Malcom McLaren). Una passione indomita, che quarant’anni dopo è ancora alla base della reunion dei Decibel di Enrico Ruggeri, Fulvio Muzio e Silvio Capeccia, rincontratisi, per caso, a Londra nel 2014, al concerto per il quarantennale di “Kimono My House” degli Sparks, e che viene omaggiata esplicitamente nel singolo “My My Generation”, apripista al nuovo disco della band “Noblesse Oblige”.
“In tutti questi anni non è passato giorno in cui non mi sia trovato a rispondere a una domanda sui Decibel e tornare a suonare insieme è stato un regalo meraviglioso. In studio ogni giorno era una festa, ci siamo divertiti anche di più di quando avevamo vent’anni, perché questa volta eravamo molto più liberi”, racconta Ruggeri, che quest’anno, oltre ai quarant’anni di Decibel, festeggia anche i sessant’anni e il trentennale dei suoi grandi successi: “Si può dare di più” e “Quello che le donne non dicono” (interpretato da Fiorella Mannoia)
Sulla natura del disco – disponibile in versione standard, deluxe e nel prezioso cofanetto a tiratura limitata e numerata – le idee erano chiare sin dal principio. Tenersi lontani quanto più possibile dall’operazione nostalgia, sfornando un album che se per attitudine e modus operandi si riaggancia a “Vivo da re” (l’unico disco del Decibel con la formazione Ruggeri, Muzio, Capeccia), si compone di canzoni quasi in toto nuove di zecca.
Undici brani (dodici nell’edizione deluxe) scritti come ai vecchi tempi, mischiando idee e ispirazioni, e registrati con la voglia di suonare in modo creativo, con strumenti veri, dalle chitarre Gibson e Fender Stratocaster di Muzio, al Mellotron e all’organetto Vox Continental di Capeccia, tenendosi a distanza siderale dalla musica che si sente in radio oggi. “Questo disco non contiene groove o tastiere virtuali, quindi si differenzia in maniera barricadera e battagliera dalla musica di oggi, che dal punto di vista degli arrangiamenti è un magma di suoni precotti, che si assomigliano tutti”, spiega Ruggeri a proposito di questo progetto volutamente elitario, sin dal titolo.
Ed elitario è anche il background da cui prende spunto il suono di questo progetto: “Il concetto alla base di tutto è la riscoperta di un valore perduto, che nella copertina è raffigurato nella forma di un cervello, ma che alla fine è anche un tributo a quella che è la nobiltà del rock di Kinks, Stranglers, Talkin Heads, Ultravox, David Bowie, Roxy Music e tutti gli altri grandi, che sono il nostro background e da cui derivano le influenze rock, le reminiscenze punk e la parte dandy di questo disco”, racconta Silvio Capeccia, che con Ruggeri e Muzio il 17 marzo partirà per un tour nei teatri e nei club delle principali città italiane.