The Heavy Countdown #110: Lorna Shore, Novelists, Savage Hands

Lorna Shore – Immortal
Fin dalla copertina i Lorna Shore lanciano un messaggio molto preciso, ovvero il blackened deathcore è nostro (e di pochi altri, leggi alla voce Carnifex). Nonostante il doppio cambio alla voce e il posto da vocalist ancora vacante, “Immortal” potrebbe essere il biglietto di sola andata per entrare definitivamente e di diritto tra i grandi del genere. La terza fatica degli statunitensi infatti, oltre a offrire buone soluzioni tipicamente deathcore, stupisce con melodie improvvise (“Death Portrait”) e influenze symphonic preponderanti (“Hollow Sentence”).

Novelists FR – C’est la vie
Chi si aspettava grandi scossoni dal nuovo lavoro dei Novelists potrebbe rimanere deluso, ma in “C’est la vie” i francesi cementano il proprio sound, con il prosieguo naturale di quanto già magnificamente esposto in “Noir” (2017). Progressive metalcore, con tante, ma tante melodie istantaneamente catchy. E con la voce di Matteo Gelsomino sempre più confidente nelle proprie capacità, e il solito guitar work dell’ottimo Florestan Durand. Il terzo disco dei Nostri è un’opera che lascia intravedere una trama sempre più solida e che cresce sul serio dopo alcuni ascolti (se volte farvi un’idea, già solo “Somebody Else” e “Head Rush” valgono la pena).

Savage Hands – The Truth In Your Eyes
Senza inventare nulla di nuovo, i Savage Hands sviluppano le buone idee presenti nell’EP “Barely Alive” (2018) con una maturità maggiore, e andando diretti al sodo senza troppi fronzoli. La band originaria del Maryland sguazza impunemente tra metalcore, post hardcore e alternative (ascoltate “Brain Dead” e “Demon”). “The Truth In Your Eyes” è un album perfetto per tutti gli amanti del –core a 360 gradi, dal lato più “estremo” a quello più catchy e melodico (infatti non mancano le ballatone tipo “Washed Away”).

Thy Catafalque – Naiv
Avevamo lasciato i Thy Catafalque e il loro “tzigano metal” un paio di anni fa con “Geometria” e con la follia geniale del master mind ungherese Tamas Katai, una fucina inesauribile di idee e influenze sonore. Bene, oggi ritroviamo la one man band alle prese con il suo nono lavoro in studio, che come da previsioni, non ha nulla da invidiare ai suoi predecessori. Quindi tra elettronica, avant-garde, folk, sonorità black metal, archi ed eteree voci femminili, anche in “Naiv” ce n’è davvero di ogni, non essendo però un disco per tutti.

A Life Divided – Echoes
Riusciremo mai a uscire dal loop del revival ottantiano, anche e soprattutto nella musica? La risposta è no. L’ultima prova vivente di questa grande verità sono i tedeschi A Life Divided, freschi freschi dell’uscita di “Echoes”. I Nostri, che per la cronaca sono attivi dal ’99 e sono anche passati per un cambio di moniker poco tempo dopo (prima si chiamavano Cydonian), costruiscono la propria proposta su tappeti e ancora tappeti di synth, dando vita a un rock elettronico dove la nostalgia è tutto, ma dove talvolta arrivano anche momenti più heavy (“Anybody Out There”). Un album divertente ma prolisso, da prendere a piccole dosi ma godibilissimo.