Dischi
Piotta, Na notte infame: quando il ricordo diventa poesia

Non mi sarei mai sognata di poter ascoltare – e di conseguenza scriverne – “Na notte infame” di Piotta, di rimanerne umanamente colpita e di poter trovare una forma di arricchimento da un artista direi decisamente distante dai miei ascolti, così come troppo spesso associato a tormentoni anni ‘90 che hanno un po’ sepolto pezzi e storie ben più profonde (per altro ampiamente presenti nella sua lunga carriera musicale).
I sentimenti forti sono da sempre una fonte inestimabile di ispirazione per l’arte, qualunque essa sia, e l’elaborazione del lutto, così profonda e lacerante, costringe inevitabilmente a guardarsi dentro e a toccare con mano quella parte di anima che per protezione e intimità tendiamo a tenere celata.

“‘Na notte infame” è il rendere vivo e dare voce eterna a Fabio Zanello, fratello di Tommaso “Piotta” Zanello, poeta e saggista, prematuramente scomparso nell’estate 2022, molto amato e ricordato per la sua viva curiosità oltre per l’enorme cultura che ha potuto mettere a servizio degli altri.
Marzo è il mese che inaugura la primavera e che con le sue fioriture rimette in moto il ciclo della vita. Mi piace pensare che la decisione di pubblicare in questo preciso periodo dell’anno un diario del ricordo, ma forse possiamo anche definirlo omaggio, non sia una scelta casuale e che il tutto confluisca in una pacifica convivenza con ciò che sarà.
“Lode a Dio” apre questa pagina musicale con un abbraccio tra fratelli, che presto per altro si fonderà in un libro scritto da entrambi.
La voce di Fabio, per molti Il Professore, prende forma attraverso una sua poesia e fa dà intro a Piotta, che con malinconia e dolcezza descrive il rimanere, il dare nuova forma e visione ad un paesaggio a cui mancherà sempre e comunque un elemento fondamentale.
“Na notte infame”, le parole dette nel modo giusto
“Na notte infame”, title track che rende omaggio ad una delle numerose pubblicazioni di Fabio, “Na botta infame”, rappresenta la storia musicale indipendente di Roma in un duetto con gli Assalti Frontali, esponenti del mondo hip pop italiano politico all’attivo dal 1991.
È un brano vecchia scuola, che urla rabbia ma con consapevolezza, con un modo di fare rap ormai desueto ma che predilige il peso della parole ed il suo contenuto, senza sfociare nella banalità sconcertante attuale.
Di duetti importanti ce ne sono molti, sulle note di “Serpico”, di cui consiglio di andare a cercare la storia coraggiosa, troviamo la voce di Federico Zampaglione dei Tiromancino, Ginko dei Villa Ada Posse, altro pezzo importante del movimento musicale romano, dà il suo contributo su “Io non ho paura”, ma il vero pugno nello stomaco lo si riceve con “Ognuno con un sè” su cui possiamo sentire Primo Brown, compianta voce storica dei Cor Veleno.
“Na notte infame” è un lavoro maturo, profondo, struggente e che mette in musica, rendendo quindi immortale, l’anima di un fratello scomparso.
La scrittura, molto misurata, è protagonista dall’inizio alla fine, ogni parola è utilizzata per il suo significato ed il risultato è una poesia estesa, tanto romana e tanto passionale.
Quando si pensa alla musica italiana, quando si esternano pensieri negativi sull’ennesimo prodotto banale e confezionato che tristemente viene passato in radio, quando ci scanniamo sulla trap (un certo tipo di trap) con l’accusa di distorcere le menti giovani, ecco quando accade tutto questo ricordiamoci che nel frattempo, in quella sottocultura musicale indipendente ignorata, escono un sacco di pietre miliari, proprio come questo disco.
Grazie Tommaso per aver condiviso con noi un capitolo così importante, grazie Fabio per la tua saggezza e curiosità.
Articolo di Francesca Carbone