Connect with us

Report

Anna B Savage: il report del concerto all’Arci Bellezza di Milano

Published

on

Anna B Savage foto free creative common tratta da: https://commons.wikimedia.org/wiki/File:Anna_B_Savage_(51583151849).jpg

Ci sono artisti per cui la musica è un atto necessario, Anna B Savage è una di questi. In tour con il suo ultimo album in studio “You & i are Earth”, il terzo in carriera, «una lettera d’amore a un uomo e all’Irlanda», come lo ha definito la cantautrice londinese, da ormai 4 anni di base a Dublino, che, ieri sera, ha regalato al pubblico dell’Arci Bellezza di Milano un live dai contorni essenziali, ma estremamente coinvolgente.

Accompagnata sul palco da una tastierista, all’occasione anche alla chitarra e cori, un bassista e un batterista, anch’essi ai cori, Anna B Savage, in un’ora e un quarto di concerto, ha accompagnato il pubblico in un viaggio, a tratti morbido e a tratti feroce, un’immersione in profondità alla scoperta di un percorso di riconciliazione e guarigione, ma senza dimenticare quel bagaglio di esperienze oscure, che di quel viaggio sono state il propellente.

Così, la partenza è affidata a “Corncrakes”, dal primo album “A Common Turn”, un brano manifesto dell’intima sofferenza emotiva, che aveva caratterizzato l’artista fino alla recente svolta di “You & i are Earth”, con il suo crescendo ossessivo e paradossalmente luminoso sui versi I don’t feel things as keenly as I used to, I don’t know If It’s even real, I don’t feel things. Un baratro, da cui iniziamo a risalire subito con “Hungry”, dal secondo disco “in|FLUX”, perché come sempre accade è la fame a salvarci dall’apatia, la fame di vita, di amore, di più tempo da trascorrere insieme a chi amiamo.

Una rapida escalation, a preparare il parterre per la lenta dolcezza della terra d’Irlanda. A seguire, infatti, arriva un poker di brani dal nuovo album, un momento dai toni morbidissimi, gli stessi che caratterizzano il disco, da più parti descritto come il lavoro della maturità per Anna B Savage, realizzato con alcuni dei musicisti più brillanti della scena contemporanea irlandese, come Kate Ellis e Caimin Gilmore del Crash Ensemble e Cormac Dermody dei Lankum, il tutto curato dal produttore John “Spud” Murphy (Black Midi).

“Mo cheol Thù” è un tripudio di dolcezza, nella musica e nelle parole. «Ci sono dialetti irlandesi, in cui non esiste una traduzione delle parole “ti amo”, ma si dice “Mo cheol Thù”, che significa sei la mia musica, quindi ecco, io ho provato a scrivere la mia in una canzone, anzi in un disco», spiega Anna. È roba alla quale potrebbe risultare quasi difficile lasciarsi andare, invece, veniamo rapiti e, poi, trasportati in un sogno sulle note di “I Reach For You In My Sleep”.

A riscuoterci dal torpore e a farci ritrovare la strada verso casa sarà “Lighthouse”, uno dei pezzi più significativi del nuovo album e uno dei momenti più intensi del live, seguito a ruota da “Talk To Me”, opening track dell’ultimo lavoro, una sorta di trait d’union con gli album precedenti. «So che la cosa potrebbe confondere, perché nei miei primi due dischi ho sempre parlato di quanto fosse figo essere single», spiega Anna, «ma questa canzone mi piace considerarla una specie di ponte tra quest’album e i precedenti».      

A seguire, infatti, arriverà un quartetto di canzoni storiche, una bella svolta anche in termini di atmosfere, che con “Say My Name”, “Pavlov’s Dog” e “In|FLUX” si accendono, lasciando riemergere il lato più Savage di Anna B. I toni si fanno densi e magmatici, fino a “A Common Tern”, brano tratto dall’album d’esordio e pietra miliare della produzione della cantautrice londinese, dopo il quale si apre un improbabile question time. Sì, perché, fra introspezione e oscurità, Anna B Savage è anche titolare di un ameno lato cazzone. «Avete domande?», chiede al pubblico e quando qualcuno le chiede come sta, risponde, con impeccabile politeness britannica: «Bene, grazie. Mi sto divertendo parecchio qua su».

Anche noi Anna, anche noi! Soprattutto, quando si perde in una ancor più estemporanea descrizione delle magliette disponibili al banchetto del merch, dove a fine concerto si fermerà a lungo a salutare i fan, ma d’altro canto le ha disegnate lei e sa anche tutto sulle taglie, visto che dal pubblico glielo chiedono: «Di questa è rimasta solo la XXL, ma vestono tutte uguali, non chiedetemi perché. Ora andiamo avanti, che già sono troppo orgogliosa di averle disegnate, rischio di diventare insopportabile».

Tornati alla musica, saranno “You & i are Earth” e “Donegal”Il giorno in cui ho lasciato casa mia madre mi ha detto: “Qualsiasi cosa tu faccia, non innamorati, ti prego torna da me”, beh, mi dispiace ma, sono andata e l’ho fatto, canta nel brano – a portarci verso la chiusura del cerchio con “The Orange”. «È la prima canzone bella che ho scritto ed è molto importante per me, perché parla del sentirsi amata dalla famiglia e dagli amici, ma anche dell’imparare ad amare se stessi», racconta Anna, prima di continuare: «Se c’è una persona con voi per cui nutrite un amore platonico, scambiatevi un gesto di affetto, un po’ di extra love non guasta di questi tempi… ma voi siete italiani, non ve lo devo dire io come dire a qualcuno che lo amate».

Chissà! Magari da oggi lo diremo con un “Mo cheol Thù” e se «la nostra musica» non ci capirà (probabile), lo faremo con la tua musica dolce e selvaggia, Anna, lei sì che sa farsi sempre capire.

Scaletta:

“Corncrakes”

“Hungry”

“Mo cheol Thù”

“I Reach For You In My Sleep”

“Lighthouse”

“Talk To Me”

“Say My Name”

“Pavlov’s Dog”

“In|FLUX”

“A Common Tern”

“You & i are Earth”

“Donegal”

“The Orange”