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Bugo – Cristian Bugatti

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A chi si “è rotto i coglioni” di seguire le vicende tra Bugo e Morgan, ormai a tutti note dopo Sanremo, parliamo di musica: “Cristian Bugatti” è il nuovo disco di Bugo, uscito il 7 febbraio 2020. Da poco entrato in Mescal, dopo quasi vent’anni di carriera, Cristian Bugatti, arriva sulla scena nazionale “sfruttando” la collaborazione con Morgan (Bluvertigo) presentando in duo, sul palco della kermesse sanremese, il pezzo “Sincero”, che è stato anche il primo singolo estratto dall’album.

Bugatti stesso racconta di come, in accordo con Mescal, in un primo momento abbia proposto il pezzo ad uno dei più grandi cantautori della scena pop attuale, Ermal Meta, ma essendo quest’ultimo impegnato nella scrittura del nuovo disco e alla preparazione del tour, abbia declinato l’invito, partecipando però nell’album con un featuring in “Mi manca”, che è un po’ l’esaltazione della figura dell’eterno fanciullo, una fase che in fondo accomuna tutti, il desiderio e il “dovere” di crescere e la volontà di restar bambini.

I testi delle nove canzoni che compongono “Cristian Bugatti”, sono una sorta di biografia sulla quotidianità dell’autore. Un rocker di provincia, che nonostante l’età e la gavetta non ha ancora perso il sogno e la sua voglia di “sfondare”. Con l’ironia e il sarcasmo che contraddistinguono la sua scrittura, Bugo canta la sua vita di tutti i giorni: la visione è quella di un uomo sulla cinquantina, che come se avesse vissuto in un lungo letargo, si sveglia in un mondo tecnologico e virtuale a cui deve adattarsi e con cui confrontarsi.

Il disco si chiude con un ritorno alla realtà in “Un alieno”: un uomo in poltrona che nostalgico preferisce restar incollato alla tv a guardare le “repliche del Festivalbar” e a canticchiar “Video killed the radio star” ai tormentoni estivi che assillano le nostre radio: “Che ci faccio su questo pianeta/ Sono un alieno/ Ma non mi dite che questa è vita/ Tra le zanzare e ritmo latino/ Il cocktail con l’ombrellino/ Sono un alieno“.

“Cristian Bugatti” suona come un disco pop, con sonorità che danno ai pezzi un respiro melodico che rende il lavoro facilmente orecchiabile e fortemente radiofonico senza rinunciare a quelli che sono sempre stati i principali riferimenti del cantautore, la musica anni ’80 e Battisti (che viene anche citato in “Un alieno”). Nel complesso un album che molto si allontana a chi era abituato ad un certo stile che contraddistingueva l’artista, che un po’ per fortuna, un po’ per circostanza, si trova adesso a vivere uno dei momenti d’oro della sua carriera. Forse questo cambio di registro è stata la vera svolta che ha portato Bugo definitivamente alla ribalta. Starò incollata al divano, aspettando il prossimo disco, intanto… “Le brutte intenzioni, la maleducazione, la tua brutta figura di ieri sera, la tua ingratitudine, la tua arroganza, fai ciò che vuoi mettendo i piedi in testa“, “ma tu sai solo coltivare invidia“, “ringrazia il cielo se sei su questo palco, rispetta chi ti ci ha portato dentro e questo sono io” ah no. Quella era un’altra storia.

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