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Ben Harper, una voce contro il razzismo

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Lo scorso 29 maggio Ben Harper è stato ospite, in collegamento dagli Stati Uniti, di Diego Bianchi a Propaganda Live, su La7. A margine della puntata del programma di Zoro, il cantautore ha espresso il proprio pensiero sul caso George Floyd – il 46enne afroamericano che ha perso la vita dopo essere stato ammanettato e bloccato a terra da un poliziotto a Minneapolis, in Minnesota – e ha presentato dal vivo il suo ultimo singolo, “Don’t Let Me Disappear”. Il video con l’esecuzione della canzone, la prima pubblicata dal musicista di origini afroamericane dai tempi di “Uneven Days” del luglio 2019, è riportato di seguito.

Da sempre l’impegno di Ben Harper nella lotta contro il razzismo e il suo interesse nel sociale sono stati qualcosa di preponderante nella carriera dell’artista. Per citare qualche esempio, “Call It What It Is” è l’album con cui il cantautore americano torna a lavorare con la band degli Innocent Criminals, tra ballate acustiche e accuse contro la polizia statunitense. “Call It What It Is (Murder)”, è pezzo composto in ricordo di Michael Brown, il giovane afroamericano disarmato ucciso da un poliziotto bianco, nel Missouri, il 9 agosto 2014. «Il razzismo è pericoloso. E negli Stati Uniti è un grosso problema», commenta oggi Harper. «Ho scritto quella canzone perché andava scritta, perché certe cose bisogna dirle in modo chiaro e netto, senza tentennamenti». Il testo non lascia dubbi sulla sua posizione: «Ti sparano alla schiena perché è un crimine essere nero», recitano i primi versi.

La canzone è una riflessione sulla violenza gratuita della polizia americana – che solo nel 2015 ha ucciso tre persone al giorno – soprattutto nei confronti di persone afroamericane, anche giovanissime. In mezzo a tutto questo c’è stato “Fight for Your Mind“, album diventato disco d’oro, pieno di testi e sonorità che riflettono il suo bagaglio culturale fatto di pregiudizi e contesti musicali multietnici.

Per citare un altro esempio, “Like a King“, pezzo presente nell’album d’esordio di Ben Harper, è un chiaro riferimento a una causa sociale, in particolare alle discriminazioni subite dal popolo afroamericano negli Stati Uniti. La parola king (re, in italiano) è un omaggio sia al reverendo Martin Luther King e al suo sogno di vedere riconosciuti ed estesi a tutti i diritti civili che a Rodney King, il tassista morto nel 2012 e oggetto di linciaggio senza motivo da parte di alcuni poliziotti di Los Angeles nel 1991, poi assolti. Un episodio che ha causato sommosse popolari nella città americana, e non solo, dovute alla frustrazione delle minoranze discriminate.

Nel 2004 Ben partecipa al tour Vote for Change, con lo scopo di convincere la gente ad andare a votare per un rinnovamento politico degli Stai Uniti d’America. Attraverso le sue canzoni attua un’opera di sensibilizzazione, di educazione al rispetto del diverso, combattendo per le differenze sociali e sostenendo diverse campagne come Feeding America, Lift e Pick up America.

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