Editoriali
Lo “Spiritual Pop” di Loreen sbarca in Italia: l’esordio live il 12 marzo al Fabrique di Milano

Sarà una prima italiana assoluta quella di Loreen, in concerto, il 12 marzo, al Fabrique di Milano. Unica data nella Penisola del suo “Tour Life 2025”, il tour europeo, partito il 15 febbraio da Utrecht, con uno show completamente rinnovato nelle scenografie e negli arrangiamenti, l’appuntamento di Milano si annuncia assolutamente imperdibile per i fan italiani della cantautrice svedese di origini berbere marocchine (biglietti disponibili su www.vivoconcerti.com).
Selvaggia, visionaria, a tratti mistica, con in carriera due album, un ep e una notevole serie di singoli di successo, Loreen detiene il primato di unica donna ad aver vinto due volte l’Eurovision Song Contest: nel 2012 a Baku con “Euphoria” nel 2023, a Liverpool, con la hit “Tattoo”, attualmente a quota 680 milioni di streaming solo su Spotify. Classe ’83, nata a Stoccolma e cresciuta nella cittadina di Västerås, prima di sette tra fratelli e sorelle, Lorine Zineb Nora Talhaoui, autrice di pezzi fortemente orecchiabili, ma con testi mai banali, ispirati da un’incessante ricerca interiore, sta tracciando la sua personalissima traiettoria nel pop internazionale.
“Spiritual Pop”, Loreen ama definirlo così, sulla scorta di uno spunto ricevuto da una fandom, che definire devota è riduttivo e con la quale intrattiene un rapporto più che diretto, generosissimo. Un suono e un messaggio, che si evolvono con lei, sorprendendo talvolta, come nel passaggio dalle atmosfere eurodance dell’album d’esordio del 2012 “Heal”, a quelle di “Ride”, full length del 2017 e personalissima summa del migliore alt rock anni ’90, attraverso il trittico avventuroso di canzoni dell’ep “Nude”. E ancora, in quello dalla sintesi di sonorità electro pop e maghrebine di “Is It Love”, altro banger da oltre 95 milioni di streaming su Spotify, alle atmosfere trance music di “Forever”, sempre più calamitata verso il clubbing, soleggiato in “Warning Sign” e più oscuro nell’ultimo singolo “Gravity”.
Nomade, mai ferma su se stessa – anche questo, il movimento, continuo, vitale, fa parte della sua personale filosofia di vita – Loreen, dopo il successo planetario ottenuto con la seconda vittoria all’ESC e la mega hit “Tattoo”, è passata dalla Universal a un’etichetta indipendente, la Promised Land Recordings. Una mossa a sorpresa, ma non è certamente la prima. Alla partecipazione all’edizione svedese di “The Idol”, quarta classificata, nel 2004, infatti, Loreen aveva fatto seguire un ritiro, lungo sei anni, nelle retrovie dell’underground: «Volevo imparare tutto sulla mia voce, su come si produce musica, ma anche la tv, i reality», ha raccontato. «Dovevo studiare e la vita è stata la mia scuola».
Un’esperienza davvero formativa, visto che il ritorno sulla scena mainstream la porterà in breve in cima alle classifiche, grazie alla vittoria all’ESC di Baku, nel 2012, con la hit “Euphoria”. Il resto è storia: attivista per i diritti umani (anche a Baku, la sua frequentazione con attivisti azeri per i diritti umani, suscitò polemiche) e icona del movimento LGBTQ+, con all’attivo oltre un miliardo di stream totali, ottenuti anche grazie a singoli, come “My Heart Is Refusing Me”, “Crying Out Your Name”, “Paper Light (Higher)”, “We Got the Power”, “Statements”, “Neon Lights”, Loreen è senza dubbio tra gli artisti più interessanti del momento.
L’appuntamento da segnare, quindi, è per mercoledì 12 marzo al Fabrique di Milano, ma prima, giusto perché non le piace per niente sperimentare, sarà tempo di godersi la prima parte del suo nuovissimo progetto Sages, in duo con il compositore e produttore islandese Ólafur Arnalds, in uscita venerdì 7 marzo.