Report
BRUNORI SAS – Il report del concerto di Milano del 30 marzo

“Ho come l’impressione da anni che Brunori conosca tutti i cazzi miei.”
Faccio mio, in apertura, il commento di un utente qualsiasi, letto qualche mese fa su YouTube sotto il video de “Il morso di Tyson”, così come credo lo possa fare quasi l’intera totalità di quel popolo “Brunoriano” accorso domenica sera per assistere alla prima delle due date milanesi all’Unipol Arena di Assago.
Un popolo che il nostro cantautore cosentino terrà più volte durante il suo live a citare, come un naturale prolungamento dell’artista, e ad elogiarlo, sbeffeggiandolo ironicamente a mo’ di specchio per la sua pigrizia, la capacità di andare a tempo con le manine e la funzione di essere oggetto di lucro per meri e biechi risvolti economici.
La serata prende il via alle 20:30 con l’ingresso in scena di una giovane cantautrice fiorentina, seppur già alla terza prova su disco, Emma Nolde, che presenta la sua ultima creatura, NUOVOSPAZIOTEMPO, e che con un set di sei brani alla sola chitarra elettrica e voce si fa ben apprezzare anche da chi non la conosce, presentando una formula molto interessante che miscela un italpop contemporaneo a un alt rock di matrice americana, che ricorda con l’intensità del suo timbro vocale la statunitense Torres.
Ritornerà poi verso il finale della serata, ad affiancare Brunori, di cui si vanta essere grande fan, in un intimo e raffinato duetto alla Dylan/Baez di La vita pensata.
Passate da poco le 21:00, ecco ora il momento del nostro che si prende la scena con un ingresso in solitaria proponendo Il pugile, come omaggio ai suoi esordi, e gustandosi sorridente un Forum che, proprio negli ultimi minuti prima del suo inizio, si è definitivamente riempito.
Ora, parlare della qualità compositiva dei brani di Dario lo possiamo anche fare, e lo faremo, ma quello che dal vivo si rivela un plus che ha il potere di smarcare l’ottimo artista da un fuoriclasse è la sua spiazzante (per chi non l’ha mai visto dal vivo) ironia e dissacralità della performance non canora. Un vero one-man show che dimostra un’empatia fuori dal comune e che potrebbe calcare tranquillamente i palchi di un qualsiasi Zelig, riscuotendo un clamoroso successo di pubblico. Personalmente, non mi è mai capitato di ridere così tanto a un concerto, per altro di un cantautore impegnato che ha il potere, dopo qualche attimo, di entrarti nelle viscere e provocarti commozione e pianti liberatori.
Dalla seconda canzone, Il morso di Tyson, che coincide con l’ingresso di una band composta da otto raffinati e essenziali elementi (da citare in particolare un Max Palermo alla batteria, che si prende la scena più volte dimostrando di essere il vero motore dell’ensemble), posizionati all’interno di una scenografia minimal rappresentante il guscio di una noce e coordinati dalla direzione musicale di un talento musicale e di produzione come Riccardo Sinigallia, è un perfetto turbinio di emozioni che si amalgamano in un caleidoscopio tra gioia, malinconia, allegria e nostalgia, perfettamente in simbiosi con la scelta dei brani suonati.
Il focus nelle prime canzoni è rivolto esclusivamente sulla performance musicale (come dichiarato da lui stesso, per contratto non si possono esibire monologhi prima del quinto/sesto brano!), alzando la gambetta sinistra qua e là e richiedendo lo scambio energico e vitale del pubblico, alternandosi tra basso alla McCartney e chitarra acustica.
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Questa prima parte si conclude con quel gioiellino di ballad composta per la colonna sonora del film Il più bel secolo della mia vita, La vita com’è, che ha il dono, come molte delle sue canzoni, di parlarti a viso aperto facendoti fare i conti con te stesso.
Dal termine di Come stai (dedicata al padre e alla madre presente tra il pubblico, ma che per tutto il live risulterà un mistero il suo posizionamento, se non in un posto “che non va bene”, come espresso nella telefonata fatta al figlio prima di salire sul palco), si sciolgono definitivamente le briglie e trovano spazio quegli intermezzi memorabili in cui l’eloquio fluente e acculturato, con l’evidente cadenza calabrese, riesce a conquistare il pubblico al quale non importa nulla di essere perculato allegramente.
Dopo le circensi e caposselliane Il costume da torero e Pomeriggi catastroifici (con il racconto felliniano delle domeniche a casa di zia Giulia), altre due ballad intime e delicate, quali Guardia giurata e Per due come noi, terminate le quali mi guardo in giro e riscontro non solo la mia stessa commozione tra i visi del pubblico, ma sorprendentemente tra quelli più giovani, che immagino abbiano scoperto la musica di Brunori da pochissimo tempo.
Proprio per questo, è netta l’impressione che lui, insieme a Vasco Brondi, possa essere senza dubbio riconosciuto come il principale cantautore italiano nel termine classico, in grado di portare avanti l’eredità dei più grandi che hanno popolato la nostra musica negli anni ’60/’70/’80.
Si prosegue poi, tra le varie, con il cazzeggio metallaro della cover dei Master of Puppets, giusto per riequilibrare l’ordine delle cose, con una Lamezia Milano che spacca e fa ballare tutti, manco fossimo a un concerto dei Subsonica, una Più acqua che fuoco in perfetto equilibrio tra il Lorenzo nazionale e il maestro Battiato e altre chicche da rischio apertura dei condotti lacrimali come Per non perdere noi (accompagnata dall’unico video utilizzato come scenografia extra in super8, riproducente il matrimonio dei suoi genitori) e Fin’ara luna (in dialetto calabro). A seguire, la murder ballad NickCaviana Colpo di pistola e le immancabili Kurt Cobain, La verità e Canzone contro la paura, che sono già scolpite nella storia del cantautorato di casa nostra.
Chiusura doverosa, per raggiunti limiti di anzianità, con il brano dedicato alla figlia Fiammetta, che ha permesso di cristallizzare il talento di Dario, facendolo conoscere anche al grande pubblico generalista, che non compra mai un disco durante l’anno, ma che ha come appuntamento fisso il Festival di Sanremo.
Il successo di massa (in aggiunta a quello del suo pubblico che lo ama ovviamente da anni) che sta riscontrando in questi mesi giunge decisamente al momento giusto della sua carriera, trovando ad accoglierlo un artista nel pieno della sua maturità artistica e personale, ma che non lo distoglierà minimamente dalla figura di cantautore eccezionale che è, del performer spassoso che è e dal migliore amico che tutti vorremmo avere al nostro fianco
SETLIST
- IL PUGILE
- IL MORSO DI TYSON
- LA GHIGLIOTTINA
- L’UOMO NERO
- LA VITA COM’E’
- COME STAI
- IL COSTUME DA TORERO
- POMERIGGI CATASTROFICI
- GUARDIA GIURATA
- PER DUE COME NOI
- MASTER OF PUPPETS (METALLICA CLOVER)
- CAPITA COSI’
- LAMEZIA MILANO
- PIU’ ACQUA CHE FUOCO
- AL DI LA DELL’AMORE
- PER NON PERDERE NOI
- FIN’ARA LUNA
- KURT COBAIN
- LUNA NERA
- COLPO DI PISTOLA
- CANZONE CONTRO LA PAURA
- GUARDIA ‘82
- LA VITA PENSATA
- LA VERITA’
- L’ALBERO DELLE NOCI