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Blanco, autentico e senza schemi il suo album d’esordio Blu Celeste

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Ci ha fatto letteralmente “impazzire” tutta l’estate con la sua canzone ormai diventata una hit Mi fai impazzire, che conta 3 dischi di platino e ad oggi sta a 58 milioni di stream solo su Spotify, in coppia con Sfera Ebbasta. Ancor prima lo avevamo conosciuto per la sua partecipazione al brano La canzone nostra, accanto a Mace e Salmo o ancora, nel brano Tutti Muoiono con Madame.

Il genio dei platino in questione è Blanco, o Blanchitobabe come si annuncia nell’intro di ogni brano e come i giovanissimi amano chiamarlo.

Riccardo Fabbriconi il suo vero nome, classe 2003, appena maggiorenne ma con tanto talento e tante cose da dire.

Con queste premesse, erano tante le aspettative per il suo disco d’esordio. Un passo importante per l’artista di Calvagese della Riviera, un piccolo paesino in provincia di Brescia, sul Lago di Garda dove è cresciuto, che, nell’ultimo anno, ha di certo fatto parlare di sé imponendosi come uno dei nomi emergenti più interessanti della scena.

Il 10 settembre è uscito il suo disco dal titolo Blu Celeste per Island Records e Universal Music Italia che contiene 12 tracce tra inediti e hit già consumate. La copertina di Blu Celeste vede il ragazzo libero che sembra correre nel mare nudo, atletico, in bianco e nero. Il mare è un luogo che si ripete nei suoi brani, perché è un luogo di pace e di sfogo in cui ci si può immergere o restare a galla, in cui rimanere sospesi al di sopra di tutto ciò che il fondale nasconde, oppure immersi negli abissi più oscuri.

Il suo fedele compagno di viaggio in questo primo album è Michelangelo, nome d’arte di Michele Zocca, classe 1994, produttore e amico di Blanchito. In alcune interviste infatti l’artista ha dichiarato che la sua musica è frutto di diverse contaminazioni stilistiche e che proprio Michelangelo è stato in grado di valorizzare i suoi testi con un beat punk rock un po’ urban, unico e particolare. A tal proposito, l’album urla pulsioni, sensazioni, paure e speranze, è un mix di contaminazioni che non risultano mai banali, tutto è personale e senza schemi.

Il disco si apre con Mezz’ora di sole ed è proprio l’intro che spiega il suo mondo fatto di dolore che nessuno capisce. La voce si rompe, e parte la prima confessione intima di Blanco, un’introduzione al disco in cui racconta una vicenda che ha vissuto del 2018, forse il punto più basso della sua vita “E il tuo sguardo mi porta, al giorno più bello. Sono in quel parco, nel 2018, sporco di fango, mi volevo ammazzare“. Poi esplode tra delusione che diventa rabbia, tristezza, dolore, ma trova finalmente la forza e l’energia emotiva e rinasce. Blanco ci fa fare un giro nel suo mondo e non ha paura di far vedere per la prima volta il suo lato personale.

Segue Notti In Bianco, un singolo che il pubblico conosce bene, che vede la collaborazione, oltre a Michelangelo, anche di Greg Willen. Il brano parla di una intera estate di passione vissuta con una ragazza, una storia romantica tra sesso e sofferenza. L’artista, infatti, ha ormai ferito la ragazza e per questo l’ha anche persa. Il testo ci racconta senza filtri e senza mezzi termini il rapporto fisico con questa ragazza e ha quindi l’obiettivo da un lato di esorcizzare e dall’altro di rendere indelebile la storia d’amore. Tante le notti che ha trascorso sveglio a scrivere testi dedicati a lei e Notti in bianco ne è il prodotto, tra nostalgia e ricordi accompagnati dall’energia del sound. “Notti in bianco/Sto tutto sfasato/Ancora qua, in camera/A scrivere fino all’alba”.

Proseguendo l’ascolto ci imbattiamo in Figli Di Puttana che mostra l’animo selvaggio, ribelle, controcorrente di Blanchito che si riflette, oltre che nella sua musica, anche nel suo immaginario. Sa parlare in modo non convenzionale e questo brano ne è l’esempio. “Fottuti figli di puttana/Siamo scappati di casa/Come animali randagi/Scatenati, scatenati”.

Il quarto brano è Blu Celeste, titletrack, tra i più intimi brani del giovane cantante lombardo. Blanco confessa di aver dovuto fare a patti con il dolore attraverso la musica. È un brano scritto a 16 anni che parla di una persona scomparsa. Celeste è il nome che Blanco ha tatuato sul ventre.“Il cielo è blu come il tuo nome/Blu come l’inchiostro di ‘sta penna/Che scrive parole senza pensarle”.

…Sai Cosa C’è è una canzone dedicata all’estate e all’amore estivo conosciuto ad una festa in vacanza, che vedi solo nei giorni seguenti e vivi sulla spiaggia. Quest’infatuazione è così inibitoria da sembrare una droga che non ti fa pensare ad altro, se non al sole del lungomare in Puglia. “Balliamo intorno al fuoco/Tra le fiamme e mondo/ Che mi cade addosso/Tu mi salvi da me”.

È la volta di Paraocchi, una vecchia conoscenza, uscita come singolo lo scorso febbraio, e anche qui Blanco utilizza un linguaggio esplicito, quello che piace a tutti i ragazzi, arriva dritto al punto senza giri di parole. Dice infatti che “sarà fottutamente stupendo/ averti vicino ancora”. Si rivolge ad una ragazza e parla di euforia, amore, inquietudine, esuberanza, comunicandole con tutta la sua intensità attraverso la musica.

Segue Lucciole che racconta il dolore, la solitudine, la separazione e la violenza sul suo stesso corpo. L’attesa a volte non basta a coprire il dolore perciò l’artista decide di non scappare più: è pronto a sopportare il dolore e a chiudere gli occhi. “E nella mia vita tante scuse di merda/dopo quella sera solo graffi/sul mio corpo come graffiti/ coprono me”.

Finché Non Mi Seppelliscono parla invece di un rapporto in bilico tra amore e morte, tra il lasciarsi andare via per l’assenza della propria partner e il voler condividere ogni momento della propria vita con lei. Blanco cerca un senso a tutto, anche se non lo trova e in un amore sofferto, nonostante il dolore è pronto a scordare tutto e a voler vivere questo amore anche in momenti abbastanza difficili. “Finché non mi seppelliscono sto con te. Voglio viver sempre il brivido di star con te“.

Continuando l’ascolto troviamo Pornografia (Bianco Paradiso) nella quale Blanco parla ancora una volta senza filtri, dove l’argomento centrale è il sesso (senza regole). Riesce a inquadrare la sua immagine sessuale attraverso una strofa: “Questo sesso è arte/ un dipinto gigante/ che tutti possono capire/ ma nеssuno sa gestire“. 

David è una canzone diversa dalle altre ma molto interessante. Ha un synth ambient per quasi tutto il pezzo, che verso la fine diventa ancora più alto. Si rivolge sempre ad una ragazza e le dice che non sarà mai sola, nonostante le difficoltà della vita come aver perso il padre da poco, Blanco è pronto a prendersi cura di lei. Paragona poi l’indifferenza della ragazza in questione all’indifferenza di una statua, in particolare e non a caso quella di David (di Michelangelo) conservata a Firenze, che appunto rimane ferma e indifferente nonostante le continue attenzioni della gente. “Mi prendo cura di te/Non ti manca niente/Anche se fai l’indifferente”.

Ladro Di Fiori è un po’ l’inizio della sua passione, parla infatti della ragazza per la quale ha iniziato a scrivere testi. Qui ci racconta l’amore nei confronti di questa ragazza, esprime il desiderio di guardarsi attraverso il suo sguardo per vedere chi è davvero, e ricorda poi, quanto a lei piacessero i fiori. A questo proposito le regalò un enorme bouquet composto da fiori rubati dai giardini delle case vicine, gigli, rose e fiori colorati. “L’ultimo fiore nella tua cassetta/L’ultimo ricordo di me sarà su una bolletta”.

A chiudere l’ep è Afrodite una canzone in cui Blanco esprime l’amore che a diciotto anni non ha mai provato, le sostanze che lo possono inibire e quelle che a volte lo hanno inibito: “Uccidere un’emozione/ Farla bruciare sotto il sole/ Soffocarla con le droghe”. Per dire tutto questa in questa lettera aperta, Blanco si riferisce ad Afrodite, la Dea dell’amore e della bellezza.

Blanco è una giovane promessa per il panorama musicale italiano. Nell’intro delle sue canzoni rivolgendosi a Michelangelo dice: “mettimi le ali” e adesso che le ali le ha, non gli resta che continuare a volare!

Veronica Piri

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