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InFest 2022, il report della prima giornata

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Lo scorso 21 giugno si è svolta la prima giornata dell’InFest 2022 al Circolo Magnolia di Segrate. Un’edizione che ha segnato il ritorno del festival dopo lo stop forzato di cui tutti noi abbiamo subito le conseguenze in un modo o nell’altro, e che purtroppo è stata funestata da una serie di cambi e cancellazioni, che anche a livello europeo hanno sconvolto le line-up di molte kermesse. Ma nonostante questo, il comeback dell’InFest è stata una vera e propria festa -core in tutti i sensi. Un’occasione che non ho voluto farmi scappare neanche per sbaglio. Dopo anni di attesa paziente (più o meno), quale chance migliore per vedere prendere vita davanti ai miei occhi l’Heavy Countdown?

Scaldati i motori con gli Sharks In Mouth, i Caskets e gli If I Die Today, è stato compito dei Monuments portarci nel vivo della serata. Che i britannici siano una garanzia anche del vivo non ci piove, e il cantante Andy Cizek (per la prima volta in Italia insieme alla band), è stato il miglior acquisto che la formazione potesse fare. La proposta progcore dei Monuments, intricata e cervellotica, è stata guidata in modo istrionico dal giovane vocalist, che non solo passava con disinvoltura dal growl, al clean, allo screaming, ma incitava il pubblico con tutto l’armamentario di circle pit, wall of death e botte (molto educate, devo dire con piacere) assortite. Il set ha esplorato brevemente tutta la carriera dei Nostri, con un focus particolare sull’ultimo disco “In Stasis”, accarezzando anche le origini della band con qualche estratto da “The Amanuensis” (ed è proprio durante i pezzi più “storici” che Cizek, pur non essendo parte della formazione all’epoca, ha dato il meglio di sé).

Tempo di un brevissimo cambio di palco, ed ecco i Silverstein, dei veterani che, come da buona fama, hanno conquistato i presenti fin dalle prime note. Infatti, erano in molti delle centinaia di persone presenti alla venue, a essere accorsi in particolar modo per la band canadese. La trasformazione dal post-hardcore tout-court all’evoluzione più recente e più sbilanciata verso l’elettronica contemporanea, è stata rapidamente ma efficacemente esplicata durante la performance di Shane Told e soci, che ha dato ampio spazio a “Misery Made Me” (album appena pubblicato) e al comunque recente “A Beautiful Place To Drown” (2020).

Altri pezzi da novanta, che hanno bisogno davvero di poche presentazioni dopo il successo sempre crescente degli ultimi anni (ce li ricordiamo molto bene in compagnia degli Architects nel 2019, e non possiamo non ammettere quanto siano stati la colonna sonora degli ultimi mesi i dischi di questo combo), sono i Beartooth, che hanno infiammato l’InFest con il loro set muscolare e vitaminico (e non sono aggettivi usati a caso, data la forma fisica attuale di Caleb Shomo), dedicando purtroppo poco spazio alla più recente fatica, “Below” (2021), ma coinvolgendo tutti quanti con corettoni e botta e risposta continui, spontanei con la scaletta da greatest hits proposta, e vitali per far prendere fiato al frontman.

Inutile dire quanto abbiano spaccato i While She Sleeps, e scusate l’espressione poco formale e professionale. Sebbene sia stato intaccato da un piccolo problema tecnico risolto al volo, il live dei Nostri è stato terribilmente adrenalinico e fisico, con il frontman Lawrence Taylor sempre alla ricerca del contatto con il pubblico, sia sottopalco, che sul palco stesso (ma quanto è stata divertente l’“invasione” dei fan durante “Silence Speaks”?), coadiuvato alla voce soprattutto dal fenomenale chitarrista ritmico Mat Welsh. I lividi dopo l’esibizione dei Nostri ne sono valsi tutti la pena, a corroborare il concetto che la “Sleeps Society” non sia solo il titolo dell’ultimo disco dei britannici, ma anche e soprattutto una vera e propria “tribù” di appartenenza per molti seguaci.

Pur con un piccolo ritardo sulla tabella di marcia, la degna conclusione di una giornata davvero piena di energie positive spetta agli headliner, i The Ghost Inside. Anche se è un termine più che abusato negli ultimi anni, e che di conseguenza sta via via perdendo il forte significato che ha sempre avuto, pensando alla band losangelina mi viene in mente spesso una parola, “resilienza”. Anzi, sono convinta che in un ipotetico dizionario illustrato accanto alla definizione di questo sostantivo ci potrebbe benissimo stare una foto di Vigil e compagni. L’energia e la voglia di superare le difficoltà più grandi della vita (mi riferisco per chi non lo sapesse al terribile incidente che ha visto coinvolto il tour bus dei Nostri nel 2015, e che non solo ha rischiato di mettere la parola fine a una carriera promettente, ma anche all’esistenza stessa dei membri della band), nonostante tutto, è stato il fil rouge dell’esibizione di ieri sera dei TGI, un concentrato di intensità e positività come pochi ne esistono nel mondo metalcore attuale (con ovviamente l’accento sulla parte -core). Il set serratissimo ha dato poco spazio a qualsiasi convenevole, mettendo maggiormente in risalto come ovvio la parte più recente della carriera dei californiani (l’ultimo omonimo album, insieme a qualche perla del passato, è stato il protagonista indiscutibile)

Si replica anche stasera, 22 giugno 2022 al Circolo Magnolia, con la seconda giornata di InFest che vede protagonisti tra gli altri i Don Broco come headliner dell’ultim’ora dopo la dolorosa defezione degli A Day To Remember. E speriamo di poter replicare anche il prossimo anno con una nuova edizione di uno dei pochi eventi del genere a toccare il territorio italiano, il che per chi segue un determinato tipo di musica, è letteralmente manna dal cielo.

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