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Interviste

Sam Eagle, giovane cantautore inglese in Something out of nothing riesce a creare un cocktail originale e fresco come non se ne sentivano da tempo

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Sam Eagle era pronto a suonare ovunque con un nuovo set prima che la pandemia fermasse la musica, con un nuovo EP sotto la cintura e una nuova serie di canzoni: il coronavirus ha messo uno stop a tutto questo, ma non a lui. Giovanissimo, Sam Eagle ha già fatto uscire due EP: il primo, Coping Mechanisms, è stato seguito dal nuovo lavoro Something out of nothing. E’ già salito sui palchi di alcuni fra i festival più importanti del mondo, come il South by southwest di Austin, unisce il rock al pop, il funk al jazz e all’improvvisazione e alla musica elettronica e riesce a creare un cocktail originale e fresco come non se ne sentivano da tempo.

Prima di tutto: sei giovanissimo, e hai già il tuo stile. Come l’hai costruito, quali sono le tue influenze e cosa ti fa dire “Oh, dovrei davvero scrivere qualcosa su questa cosa”?

E’ bello da sentirsi dire, grazie. Onestamente non so quanto effettivamente trovare il mio stile sia stata una cosa conscia. Quando ho iniziato a scrivere canzoni come musicista solista ho fatto un EP incredibilmente semplice che non serviva a nient’altro se non a provare a buttarmi, e a farlo per me stesso. Questo mi ha permesso alla mia musica di trovare la sua strada, cosa che trovo molto importante mentre sei alla ricerca del tuo stile. Cerco ancora di tenerlo a mente mentre scrivo.

Non scrivo di cose specifiche, il mio stile è più uno “stream of consciousness”. In ogni caso spesso rileggi le parole e ti rendi conto che hai parlato di qualcosa e che è ovvio tu l’abbia fatto, quindi suppongo che le mie canzoni abbiano un soggetto definito ma non ne sono davvero cosciente mentre le creo. Non pensare troppo alle cose, lasciale succedere.

Sono parecchio influenzato dalla natura, e da altri musicisti come David Byrne, Thundercat, Radiohead, JPEGmafia, Krendrick Lamar…un sacco di gente. Ma prendo influenza dalla loro attitudine e da come si approcciano alla musica, non dalla loro musica di per se. Credo sia importante se vuoi uno stile davvero tuo. Cercare di non somigliare a nessun altro.

 

Hai già suonato in alcuni fra i festival più importanti, come SXSW. Come ti sei trovato in quell’enorme bolgia meravigliosa di generi, culture, locali e persone?

Oh, SWSX è stato pazzesco. Anche solo poter suonare all’estero coi miei migliori amici è stato incredibile, e farlo per il SWSX è  stato la ciliegina sulla torta. La gente di Austin è stata meravigliosa, amano davvero la musica in quel posto, ed erano tutti appassionati e interessati. E’ stato un momento molto eccitante e d’ispirazione: così tanta musica di ogni tipo, da ogni parte!

 

Il tuo ultimo lavoro è un EP che si chiama Something out of nothing, e segue Coping Mechanisms. Sono solo io o il sound, il tema, i testi…sembra che tu stessi cercando qualcosa, e che tu l’abbia finalmente trovato. E’ così?

Si, è così! Di nuovo, non avevo niente di specifico in mente mentre scrivevo le canzoni, ma il tema è emerso quando il disco era finito. Il processo di questo EP è stato perdermi nella musica ed essere onesto, in generale. Avevo perso di vista il motivo per cui stavo facendo musica e avevo smesso di fare musica per la musica, facendola soffrire parecchio. Me ne sono reso conto e ho cercato di fermare tutto, facendo musica solo per il divertimento di farla, e il risultato è quello che c’è nell’EP.

Tutto gira intorno all’amore per la musica, altre persone, altre cose, una nuova relazione e al processo creativo. Il titolo è un verso della canzone Like this, ma ho pensato che riassumesse bene l’EP.

 

Questi sono tempi strani e pesanti per gli artisti. Voglio dire: non puoi metterti a suonare davanti a un pubblico in mezzo a una pandemia. Come ti rapporti con tutto questo, e come fai a condividere la tua musica? In che situazione sono gli artisti nel tuo paese?

Si, lo sono. Ho iniziato a fare live stream su una piattaforma che si chiama Twitch.TV, ci passo circa 3 o 4 ore al giorno scrivendo e registrando canzoni, e facendo due chiacchiere con la community. E’ bello avere una cosa del genere in questo momento: abbiamo una community meravigliosa la dentro, ed è diventata una vera e propria esperienza di socializzazione oltre che un gran bel modo per continuare a scrivere e condividere musica con le persone.

Ho anche messo insieme un podcast che si chiama “SamCast” negli ultimi mesi, in cui ho parlato di alcuni dei miei musicisti preferiti e delle loro filosofie, metodi e opinioni sulla creatività. E’ stata una cosa molto soddisfacente da fare ed ho imparato parecchio.

Ho cercato di trarre il meglio da questa situazione: siamo fortunati ad avere tutti questi mezzi a disposizione che ci rendono possibile adattarci a queste situazioni.

Molti artisti si trovano sulla stessa barca, non ci sono molti concerti in giro e molte persone fanno fatica in ogni settore dell’industria: in molti sono adattati e diversificati come possono e come hanno dovuto fare. E’ abbastanza dura.

 

Ora una domanda difficile: immagina che la pandemia sia finita e che ti dicano che puoi suonare dove vuoi davanti a quanta gente vuoi. Cosa fai?

Ooooo wow (ride). Voglio dire, adorerei fare un bel tour fra i festival nel Regno Unito! Avevo appena iniziato con un nuovo set up appena prima che la pandemia iniziasse, ed era molto eccitante, quindi ero molto carico prima che il Covid-19 fermasse tutto. Credo che ricomincerò da li quando le cose torneranno come prima, suonare da solo il più possibile, in piccoli club. Amo i piccoli club, sono molto più personali!

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