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Interviste

Novadeaf: “Bellicus” analizza il conflitto umano e sociale

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“Bellicus” arriva dopo quasi sette anni di pausa: l’ultimo album dei Novadead, “Carnaval”, è uscito per Dreamingorilla Records nel 2015. Non sono stati sette anni del tutto inattivi, però: Federico Russo, cantante e leader del progetto, li ha usati per studiare “Musica per immagini” al Conservatorio di Lucca, arrangiare e produrre brani per altri musicisti e lavorare ai jingle e colonne sonore per videogame. 
Completamente scritto e arrangiato da Federico Russo nell’arco di due anni, “Bellicus” riunisce otto canzoni al cui centro c’è il conflitto, di ogni tipo e visto come componente tanto problematica quanto fondante della natura umana: dal conflitto sociale a quello religioso, fino alla violenza e all’odio che tutti siamo in grado di provare.

Sono passati 7 anni dall’ultimo disco: cosa hai provato quando avete detto “ok, ci siamo, torniamo ad uscire con musica nuova”?
È stato bello. Che dico? È stato stupendo tornare a sentire quel “friccicore”, quella sensazione così unica e rara, tipica di quando hai delle nuove canzoni che ti piacciono tantissimo e non vedi l’ora di farle sentire a tutto il mondo.  Non lo provavo da tanti anni ma da quando sono arrivati questi otto pezzi non mi ha più abbandonato. 

Per curiosità: hai studiato musica per immagini. Che significa, esattamente?
Sarebbe tutta quella musica pensata per accompagnare immagini: colonne sonore, sound FX, jingle, sigle tv, accompagnamenti per videogames, soundscapes etc. Per me che ho sempre composto musica solo ed esclusivamente secondo il mio gusto e le mie esigenze è stato molto interessante imparare a comporre adeguandomi a esigenze “altre” (quelle di un regista, per esempio). Ho imparato molto, sia su di me come autore che sulle varie tecniche di composizione.

Come da titolo, in “Bellicus” si parla di conflitto. Il 2022 è stato l’anno dei dischi che parlano di conflitti: ci siete voi, ci sono i Machine Head, ci sono un sacco di altre band. Come mai, secondo te? E’ la situazione generale, sono le persone che non ne hanno più?
Non posso parlare per gli altri ma le canzoni di “Bellicus” sono nate diverso tempo fa, tra il 2018 e il 2020, quindi per quanto mi riguarda posso dire che la scelta del tema del conflitto non è stata ispirata dall’attuale situazione geopolitica o dalla situazione generale ma è nata da me, da una mia ricerca personale.

Hai scritto un pezzo partendo dal movimento Black Lives Matter: è un movimento nato negli USA, ma anche qui da noi abbiamo lo stesso problema (e forse lo affrontiamo pure peggio). La musica è fondamentale per quel movimento, così come per molti altri: una canzone magari non cambierà il mondo, ma di sicuro darà una mano. Tu che ne pensi?
Negli anni Sessanta e Settanta era quasi scontato che la musica potesse smuovere le coscienze. Io, poi, al liceo adoravo gli U2, forse la band che più di tutte ha cercato di “cambiare il mondo con una canzone”. Quindi in un certo senso ci ho creduto anche io e forse, sotto sotto, ci credo anche ora. Oggi però sembra davvero un’utopia. Le nuove generazioni cresciute con Youtube, Tiktok e Spotify danno molta poca importanza alla musica, alla sua arte e ai messaggi che può veicolare. La trattano come un sottofondo piacevole, un prodotto per il consumo rapido, uno svago superficiale. Zero spessore. Mi addolora molto ma mi sembra che questo sia il trend attuale. Spero di sbagliarmi.  

Domanda tecnica: sai già come promuoverete “Bellicus”? Ci sono date in programma?
Al momento solo promozione online e in radio. Nessuna data in programma. “Bellicus” è un disco complesso da portare dal vivo. C’è dentro di tutto: archi, elettronica, drum machine, tastiere di vari tipi. Bisogna fare un lavoro attento di rielaborazione dei brani senza snaturarli. Ci sto lavorando proprio in questo periodo con un paio di amici musicisti quindi spero di avere delle belle novità a breve.

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