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Interviste

Viadellironia: “Il desiderio che mi frega” parla (finalmente) di come funziona la nostra testa

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Prodotto da Davide Civaschi, meglio noto come Cesareo, e con la partecipazione di Edda e Peaches, il nuovo disco della band Viadellironia si chiama “Il desiderio che mi frega”, ed è il secondo disco di inediti della formazione bresciana. Anticipato dal singolo “Boccadoro”, il disco contiene nove pezzi scritti dalla band eccetto “Tu mai”, scritta da Edda. Come da tradizione la band ha curato anche l’artwork del nuovo album. “Definiremmo questo lavoro un album tra il sexy e il santo – racconta Maria Mirani di Viadellironia – “Il desiderio che mi frega” canta di come certi antichi significati morali siano nascosti nei nostri corpi, che si vorrebbero tanto liberi. Gli attori di “Il desiderio che mi frega” sono il gin, il corpo che si disfa e che non si sottrae alla volontà della mente, il terrore del fallimento e, ovviamente, l’amore. Se dovessimo assegnare un colore a questo album sarebbe il verde smeraldo, o il verde veronese; in ogni caso sarebbe smaltato, luminoso e sofferente insieme. È un disco intriso di tristezza in maggiore”.

Prima cosa: ogni volta che mi arriva un comunicato di una band formata da donne c’è sempre scritto “tutta al femminile” o “band di sole donne”, e mi viene in mente quello che ha detto Jehnny Beth delle Savages: “Non siamo una band di donne, siamo una band”. È così strano che le donne suonino che dobbiamo sottolinearlo ogni volta?
Dunque, noi tendiamo a sottolineare il meno possibile il fatto di essere tutte donne (e qui, del resto, potremmo aprire una grande parentesi sul gender queer), semplicemente per il fatto che non abbiamo mai percepito come una risorsa questa condizione. Quando parliamo con le persone evitiamo, infatti, di aggiungere la specificazione sul genere. Siamo molto certe, tuttavia, che questa qualità implichi delle risorse (non essendola di per sé, appunto, ma implicandone): il fatto che tra di noi ci sia una coscienza di genere, una comunione di odio verso alcune ingiustizie (l’odio unisce sempre <3), e un’assoluta assenza di agonismo nella pratica artistica, disposizione d’animo decisamente maschile. Siamo consapevoli delle qualità che il nostro genere comporta, ecco. Questo sì. 

“Il desiderio che mi frega” è un pezzo che prende dove deve prendere: il tuo corpo, anche se non lo fai a posta, darà sempre retta a quello che gli dice la tua testa. E se la tua testa gli dice roba strana lui si comporterà di conseguenza. È un concetto difficile da far capire a chi ha una testa che fa sempre quello che gli dice, e non un cervello che vive di vita propria. Non so nemmeno se sia una domanda, una riflessione o un “evviva finalmente qualcuno ci ha scritto una canzone”.
È una considerazione interessante, quasi fisiologica! In effetti è una canzone che ha molto a che fare con la fisiologia, perché divide la sua struttura in uno stato attento, di veglia, di coscienza al mondo (nelle strofe), e in uno stato di involontaria, quasi muscolare prostrazione (“E’ sempre il desiderio che mi frega”) che ti investe quando ti distraidall’impegnarti a vedere il mondo come tu vuoi che sia. Ci sono dei momenti in cui ti accorgi che il tuo rapporto con il mondo è assolutamente falsato, in termini di successo, o di aspettativasentimentale. Mi capita di sognare e di scoprire che ad essere fallace è il tempo della veglia: una scoperta frustrante, che ti diluvia addosso proprio in quel tempo (il tempo del sogno) in cui la visione attenta e scientifica delle cose si sospende. È il cervello che ti frega quando pensi di essere al sicuro, e invece lui ti dice: “desideri tanto di più”. 

Ora, avete collaborato con Peaches. Come è successo, e come è andata? Ha avuto il testo tradotto e ha fatto il suo cameo senza indicazioni o ne avete discusso?
Abbiamo pensato di contattare Peaches senza immaginare che accettasse davvero! È stato un momento straordinario, emozionantissimo, quello in cui abbiamo sentito la frase con il suo timbro. Abbiamo scelto noi che cosa farle leggere, abbiamo pensato fosse una frase perfetta per la sua identità, la sua icona, la sua stratificazione: è una frase di Deleuze che parla del corpo nella pittura di Francis Bacon. Tra l’altro ricavata da un libro di Mark Fisher, quindi immagina l’accumulo di persone fighe in una sola frase, per noi: Peaches che recita Fisher, che cita Deleuze, che parla di Bacon. Boom. 

Avete definito questo disco come fra il sexy e il santo”, che sono le due cose che gli uomini vogliono dalle donne e si aspettano che le donne siano. Voi invece avete messo tutto insieme e avete creato un cortocircuito clamoroso. Quanti cervelli vi aspettate che esplodano, cercando di capire che le donne non sono tutte sante o sexy ma sono persone?
Cortocircuito è un’espressione bellissima, grazie! Ho letto una frase (non ricordo dove, ma dovrei proprio recuperarla) mentre scrivevo i testi di questo disco: “quando capiremo che l’avere fame non è altro che il non aver mangiato?”. Credo che questa formula possa essere estesa a tutto in una donna, a tutto il corredo di caratteri che le vengono affibbiati (e che lei stessa protegge, perché arriva quasi ad affezionarvisi). In questo disco intendiamo la santità come ciò cheancora sopravvive dentro di noi sottoforma di senso del sacrificio, di ruolo conciliante nelle relazioni, di pratica del sé mortificante. E con “sexy” intendiamo questa forza ribollente, desiderante, che nessuna pratica del sé mortificante potrà mai annichilire del tutto.

Vi vedremo dal vivo?
Certo, non vediamo l’ora! Stiamo facendo qualche data promo di presentazione del disco, e poi dall’autunno si prosegue senza sosta. Suoneremo a Firenze il 3 giugno, poi a Festyna (un festival bresciano molto bello) il 10 giugno, e poi a Carpi in apertura a Elio e Le Storie Tese il 2 luglio; il 1° luglio ancora a Carpi con altri artisti dell’etichetta. Ma dobbiamo ancora annunciare qualche data per l’estivo. 

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