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Interviste

Muriki, il funk mediterraneo nel nuovo EP omonimo di Attilio Errico Agnello

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Fuori dal 22 giugno il primo EP Muriki del progetto omonimo. Il gruppo, capitanato dall’artista Attilio Errico Agnello, porta quattro brani (cinque contando l’edit radiofonico di Involution) pervasi da sonorità mediterranee. Il sound del progetto ruota principalmente tra il funk e l’afrobeat di Fela Kuti, contiene contaminazioni dal sud Italia e dall’Africa, rende la sezione vocale uno strumento ritmando la parola e prediligendo la ricercatezza lessicale più che la sonorità del linguaggio. La musica portata da Muriki è perfetta per il live, tanto che i brani contenuti all’interno dell’EP sono registrati il più possibile in presa diretta e il gruppo tenta di mantenere lo stesso sound dentro e fuori dal palco.
Collabora con Muriki la cantante Valentina Bausi in due brani nell’EP: Mmasùna e Involution. Di quest’ultimo singolo è recentemente uscito un videoclip su YouTube.

Nonostante la rarità in Italia di artisti che portano l’afrobeat il gruppo si impegna per portare originalità alla scena facendo scoprire agli ascoltatori un mondo nuovo, per molti completamente sconosciuto, toccando anche argomenti a noi estremamente vicini e di grande rilevanza: le divisioni, la disinformazione, i fanatismi, la religione, la politica.
Muriki è un progetto molto interessante che ogni vero amante della musica dovrebbe approfondire al più presto. Ascolto, quindi, consigliatissimo a tutti.

Il 22 giugno è uscito il vostro primo, omonimo EP sulle piattaforme di streaming. Intanto mi interessa sapere: come e quando nasce il progetto MURIKI?

Una prima forma embrionale di Muriki nasce tra la fine del 2017 e l’inizio del 2018 in un momento in cui avevo chiuso un ciclo con un altro progetto e desideravo esplorare le sonorità più propriamente afrobeat che in quel periodo assorbivano quasi completamente i miei ascolti e poi avevo ripreso a scrivere testi cantati, sentivo di avere una nuova e diversa spinta creativa. Ancora non avevo ben chiara la formazione che avrebbe composto questo gruppo ma ricordo che iniziai con un percussionista e poi via via ho coinvolto in questa idea altri musicisti che conoscevo iniziando a lavorare sul suono e sul linguaggio attraverso lo studio di alcuni classici e la creazione dei primi inediti.

Il vostro genere è variegato, passa dal funk all’afro-beat con intermezzi strumentali energici e sezioni ritmiche groovy. Un genere che sentirei molto bene in live. Quanto vi ha influenzato lo stop pandemico? Tornerete presto a suonare dal vivo?

La musica che proponiamo parte dall’idea dell’afrobeat, il funk africano inventato da Fela Kuti e per sua natura questa musica suona live anche nei dischi realizzati in studio. L’approccio che abbiamo dato a questo primo EP rimane fedele a questa idea in quanto abbiamo cercato di registrare quasi tutto in presa diretta e ne consegue che il nostro live è molto aderente al suono del disco. Lo stop pandemico ha certamente fermato e penalizzato i concerti dal vivo ma per questo progetto è stata anche l’occasione per finalizzare i brani del disco ed entrare in studio a registrare per poi arrivare alla pubblicazione delle scorse settimane. Al momento abbiamo in programma alcuni concerti promozionali per agosto e settembre che ufficializzeremo a breve e poi incrociamo le dita affinché si possa tornare a suonare normalmente dal prossimo autunno.

La musica di MURIKI è pregna di sonorità mediterranee, dal sud Italia all’Africa. Ritmo e linguaggio dei vostri brani sono caratteristici di questi territori. Trovate difficile far scoprire (musicalmente in questo caso) questo mondo a qualcuno che non l’ha mia vissuto?

La musica di MURIKI non è di difficile ascolto, anzi penso che sia musica per tutti. Per come la sento io, ha un buon ritmo africano, delle melodie orecchiabili e un suono accattivante che potrebbe conquistare ascoltatori a tutte le latitudini. Il problema sta semmai nel far arrivare in maniera lineare al pubblico questo tipo di proposte. MURIKI è una piccola realtà emergente e in questo periodo di promozione del disco si sta facendo conoscere al meglio delle possibilità al piccolo pubblico di settore. Non sono mancate in questo periodo le recensioni incoraggianti e le interviste e naturalmente non è mancato il lavoro sui profili social che nel tempo mi auguro faranno crescere i nostri follower ma, al netto di tutto questo, mi piacerebbe che, come è stato anche in un recente passato, in questo paese ci fosse da parte dell’industria culturale una attenzione diversa per le realtà emergenti di tutti i generi, che potessero insomma avere percorsi un po’ meno tortuosi e più diretti verso il grande pubblico. Devo dire purtroppo che da un po’ di anni ciò che il mainstream nazionale diffonde riguardo le produzioni musicali sia prevalentemente appiattito su modelli un po’ stanchi e stancanti. Questo naturalmente lo dico da ascoltatore e non da musicista, sono uno che ascolta molto la radio e idealmente mi piacerebbe che ad ogni canale della mia radio corrispondesse una musica diversa e di livello.

Vorreste portare la vostra musica anche all’estero in futuro?

Certamente per come è strutturato il sistema discografico italiano e per le tendenze che segue il nostro genere può trovare forse maggiori riscontri all’estero. Ripeto non è un discorso elitario ma di possibilità, Muriki è musica accessibile a tutti ma trovare gli spazi e la giusta attenzione per questo tipo di progetto non è altrettanto facile. Spero in futuro si possano comunque conquistare un po’ di questi spazi in Italia e certamente non sarebbe affatto male crescere e far girare questo progetto anche fuori dall’Italia.

È uscito il videoclip del vostro brano Involution. Di cosa parla il pezzo? Cosa racconta?

“Involution” nasce da una riflessione sul sistema. La società, la cultura, la religione, la politica ecc. mostrano di questo sistema gli aspetti più regressivi come le divisioni, le sottoculture, i fanatismi e una gestione del potere in mano ai corrotti. In tutto questo percepisco, come molti, l’involuzione della civiltà che è incapace di liberarsi dalle catene mentali che la imprigionano. Ritengo che la corruzione del sistema si fondi sul controllo dell’informazione che nel suo essere divisiva tende a generare conflitti. Il brano dice questo ma dice anche che per spezzare queste catene serve la consapevolezza, per vedere oltre le sbarre la via per il libero pensiero.

Volete dire qualcosa i vostri ascoltatori?

Vorrei innanzi tutto ringraziare tutti gli amici vecchi e nuovi che in questi mesi ci stanno conoscendo e apprezzando per questo lavoro. Dico a loro di continuare a seguirci e di fare magari passaparola tra i loro contatti. Penso sia un bel regalo scoprire nuova musica grazie al consiglio di un amico. Poi di continuare a seguirci perché nel prossimo futuro ci vedremo in giro e sarà tutta un’altra musica!

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